STAT “PSY” PRISTINE NOMINA, NOMINA NUDA TENEMOS

È parafrasando l’ultima frase contenuta nel famoso best seller di Umberto Eco (Il nome della rosa) che mi piace aprire questo post. Parliamo di nomi e di quanto questi siano importanti nella definizione dell’identità.

La riflessione mi è nata ogni volta che mi trovo a parare con amici, colleghi e conoscenti della nostra professione. Quando accenno a qualcuno che agisce dal campo della psicologia mi trovo a dover scegliere con che nome qualificarlo. Psicologo? Psicoterapeuta? Analista? So che ognuno è molto attento a distinguersi, a meglio definirsi attraverso il nome. Quando nel biglietto da visita si fa scrivere “psicologo psicoterapeuta” si percepisce il senso accrescitivo rispetto al semplice “psicologo”. D’altronde è lo Stato che ne fa due figure differenti.

Eppure non sarebbe forse sbagliato avere una sola parola, un solo nome, che definisca tutti coloro che, avendo fatto un percorso formativo psicologico, lavorano per il benessere delle persone e delle comunità. Giusto per fare un paragone con i vicini di casa. Quando diciamo “devo farmi vedere da un medico” non abbiamo bisogno di specificazioni. Successivamente potremo specificare in cosa consiste il sapere specifico del medico che ci occorre. Se vi presento il mio amico, l’ingegnere Taldeitali, non ho bisogno di specificare se è elettronico, civile o idraulico. Intanto è ingegnere.

Forse, questa assenza di un nome che ci accomuni potrebbe essere proprio la spia di un’identità giovane al punto da essere “fragile”. Che nome si potrebbe scegliere?

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