Archivi tag: verticale

VIDEO VERTICALI

Potremmo iniziare questa sintetica disamina con un’ipotetica legge. Sono gli strumenti, oltre gli scopi, a determinare le modalità di utilizzo che si consolidano nel tempo. Il risultato è una procedura, fatta di regole e convenzioni, che potremmo chiamare anche linguaggio. Con questa premessa si può partire verso una prima comprensione di genesi e utilizzi del video verticale che può partire, inevitabilmente, dal formato orizzontale. Il formato 4/3 nasce con la pellicola fotografica. Già con i caricatori a rullo in celluloide di Eastman, il  formato che si impone è quello che si riscontra nelle Kodak. I fratelli Lumière, infatti, approdano naturalmente a questo formato per i loro primi film .

Se la scelta del formato orizzontale potrebbe essere frutto del caso, il suo uso si consolida perché consente di avere più elementi nell’inquadratura, soprattutto le figure umane. Ma, soprattutto, perché noi ci muoviamo lungo linee parallele al piano (al contrario di pesci ed uccelli). Nel primo cinema-teatro rappresentato dalle comiche, le entrate e le uscite dei personaggi, il posizionamento degli elementi significativi fuori campo sono prevalentemente lungo la linea orizzontale . L’uso determina, in base alla legge generale, lo sviluppo del linguaggio, sviluppatori e raffinatosi nel tempo.

Il video verticale nasce come conseguenza della “legge generale”: lo strumento che lo genera è lo smartphone che, dato che si impugna come un telefono e che le fotocamere che li equipaggiano sono impiegabili tanto in orizzontale quanto in verticale (seguendo la funzione mutuata dalle macchine fotografiche e, prima, dalla forma delle tele dei pittori), essi conservano questa possibilità anche nella modalità video. Quindi, mentre il formato orizzontale si genera dagli addetti ai lavori (fotografi e cineasti) per arrivare ai consumatori, il video verticale fa il percorso inverso.

I social network hanno introdotto presso il grande pubblico la prassi del video verticale. Gli utilizzatori degli smartphone hanno sfruttato la possibilità di postare sui social i loro video ma, non avendo un background cinetelevisivo, hanno usato l’apparecchio secondo l’ergonomia più semplice, creando un uso ponderoso dei video verticali. A tutte le entità che si occupano di video non è rimasto che adeguarsi: software di montaggio, produttori di accessori, siti di streaming. Tutti si sono visti costretti a inseguire questa nuova modalità. Dato che l’utilizzo principale del video verticale è stato quello partecipativo e condivisivo determinato dai social (selfie, ritratti in generale, videochiamate), appare evidente che la figura umana diventa cardine dei video, consolidando nel tempo una grammatica e una sintassi che perde la dimensione orizzontale.

L’origine sociale del video verticale può essere spia degli impieghi ottimali delle riprese in verticale. Tutti i video che riguardano la figura umana ottengono una buona fruibilità. La qualità (non tecnica, bensì linguistica) comincia a decadere quando le figure umane cominciano a muoversi nello spazio. Proprio perché esse di muovono secondo direttrici orizzontali, il video in verticale rende più difficoltosa e meno descrittiva la ripresa di eventi in cui occorre una visuale più ampia per comprendere ciò che accade nella scena. Parimenti, aumenta la difficoltà a gestire le componenti verbali (grafiche e scritte) proprio perché esse si sviluppano in orizzontale.

Naturalmente, in molti hanno provato a sviluppare dei prodotti di livello professionale in forma verticale. In rete troviamo, oltre i video di emanazione del sé (quelli in cui si riprende se stessi o persone del proprio mondo), sono stati prodotti spot pubblicitari, video di informazione, qualche cortometraggio con ovvia nascita di rassegne e premi per i video in verticale. Forse, l’ambito in cui i video verticali hanno trovato la funzione ottimale è quella destinata ai monitor posizionati nelle vetrine dei negozi.

L’influenza sul linguaggio del video ergonomico da smartphone ha assunto forme e dimensioni paragonabili ad un dialetto, ovvero di forme d’espressione che privilegiano l’immediatezza della comunicazione a discapito della correttezza. Sono forme “sporche”, più vicine alla lingua orale e colloquiale che a quella scritta e formale. D’altra parte, considerando che il contesto plasma la funzione della comunicazione, il fatto che questi video finiscano tutti nel circuito social (sia di streaming come Youtube o TikTok, sia della messaggistica come Whatsapp o Telegram) rende superfluo il montaggio. I software di editing per video verticali esistono ma sono ampiamente sottoutilizzati dalla massa degli utenti.

Tutti i generatori di video in rete, qualunque essi siano, spesso ormai hanno il problema di dover conciliare in un unico prodotto le clip generate nei due orientamenti. Ecco che il problema è stato risulto attraverso il riempimento delle zone che altrimenti sarebbero vuote con la manipolazione dell’immagine originale, opportunamente tagliata e sfuocata, così di richiamare colori e movimenti dell’originale senza averne la stessa intellegibilità, quindi riducendo al minimo l’interferenza sui processi dell’attenzione.

Il video in verticale, dunque, è frutto della tecnologia ed ha goduto di un successo antropologico più che linguistico. È probabile che, in futuro, rimarrà in uso soprattutto negli ambienti in cui è nato, ovvero i social. Probabilmente si aggiungerà a tutto il panorama delle possibilità espressive consentite dalla tecnologia, ma con ambiti ristretti, come già accaduto per il 3D.